Alla ricerca del tempo perduto by Marcel Proust

autore:Marcel Proust
La lingua: ita
Format: azw3, epub
editore: Newton Compton
pubblicato: 2011-07-05T22:00:00+00:00

«È un piacere vedervi qui», mi disse, porgendomi la mano. «Buona sera, signora de La Trémoì'lle, buona sera, mia cara Herminie.» Ma indubbiamente il ricordo di quello che mi aveva detto sul suo ruolo di capo a palazzo Guermantes gli dava il desiderio di sembrar provare riguardo a ciò che gli dava fastidio, ma che non aveva potuto impedire, una soddisfazione alla quale la sua impertinenza da gran signore e il divertimento da isterico conferirono immediatamente una forma di eccessiva ironia: «È un piacere, ripetè, ma è soprattutto molto buffo.» E cominciò a emettere scoppi di risa che sembrarono testimoniare insieme la sua gioia e l'impotenza della parola umana a esprimerla, mentre alcune persone, sapendo quanto fosse difficile accostarlo e nello stesso tempo propenso alle «uscite» insolenti, si avvicinavano con curiosità e con fretta quasi indecente, mettevano gambe in spalla. «Su, non ve la prendete, mi disse, toccandomi dolcemente la spalla, sapete che vi voglio bene. Buona sera, Antioche, buona sera, Louis-René. Siete andato a vedere la fontana?», mi domandò con tono più affermativo che interrogativo. «È molto bella, vero? È meravigliosa. Potrebbe essere ancora meglio, naturalmente, eliminando alcune cose, e allora non ci sarebbe nulla di paragonabile in Francia. Ma anche così, è già tra quanto c'è di meglio. Bréauté vi dirà che hanno fatto male a mettere i lampioni, per cercare di far dimenticare che è stato lui ad avere avuto un'idea così assurda. Ma, in fin dei conti, è riuscito a imbruttirla solo di poco. È molto più difficile sfigurare un capolavoro che crearlo. Avevamo del resto già avuto il vago sospetto che Bréauté fosse meno potente di Hubert Robert.»

Ripresi il mio posto nella fila dei visitatori che rientravano nel palazzo. «È da molto che non vedete la mia deliziosa cugina Oriane?», mi domandò la principessa che aveva da poco lasciato la sua poltrona all'ingresso, e con la quale stavo tornando nei saloni. «Deve venire stasera, l'ho vista questo pomeriggio, aggiunse la padrona di casa. Me l'ha promesso. Credo del resto che sarete a pranzo con noi due, giovedì, all'ambasciata, dalla regina d'Italia24. Ci saranno tutte le altezze possibili, ci si sentirà molto intimiditi.» Non potevano in alcun modo intimidire la principessa di Guermantes, i cui salotti ne traboccavano e che diceva: «I miei piccoli Cobourg» come se avesse detto: «I miei cagnolini». Così, la signora di Guermantes disse: «Ci si sentirà molto intimiditi», per semplice stupidità che, tra le persone di mondo, prevale anche sulla vanità. Sul conto della propria genealogia ne sapeva meno di un incaricato di storia. Per quel che si riferiva alle sue conoscenze, ci teneva a mostrare che conosceva perfino i soprannomi che erano stati dati loro. Avendomi chiesto se, la settimana seguente, avrei pranzato dalla marchesa di la Pommelière, che spesso chiamavano «la Pomme25», la principessa, avendo ottenuto da me una risposta negativa, tacque per qualche istante. Poi, senza altro motivo se non per un adatto sfoggio di erudizione involontaria, di banalità e di conformità allo spirito generale, aggiunse: «È una donna abbastanza simpatica, la Pomme!».

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